Pubalgia in gravidanza: cause e rimedi

La pubalgia è un’infiammazione dolorosa al basso ventre, dovuta allo stiramento dei muscoli che hanno inserzione sulla branca pubica ed è per questo che maggiormente il dolore lo si accusa nella regione dei muscoli adduttori dell’anca (muscoli che muovono l’anca verso l’interno) ma non sempre è possibile individuare il punto esatto.

Una patologia che affligge il 20% delle donne in gravidanza

La pubalgia in gravidanza può colpire 1 donna su 5, manifestarsi per gradi di intensità differenti e di solito compare nel terzo trimestre di gravidanza. Se trascurata o curata impropriamente può diventare cronica e invalidante. La pubalgia è un dolore tipico degli sportivi, ma per motivi diversi può interessare anche le donne in gravidanza e nel post-parto.

Il sintomo caratteristico è il dolore all’inguine, che a volte si irradia anche verso l’interno della coscia oppure verso la zona lombare della schiena.

E’ un dolore che si fa sentire soprattutto mentre si cammina o si fanno le scale, quando si sta sedute troppo a lungo o si cerca di stare su una gamba sola – succede mentre ci si veste – quando si allargano le gambe, per esempio per scendere dalla macchina, oppure quando ci si rigira nel letto. In alcuni casi può anche esserci dolore durante i rapporti sessuali o in generale all’area del perineo.

Cosa può causare la pubalgia in gravidanza

Durante la gestazione i movimenti di oscillazione della zona pelvica creano forte tensione a livello articolare, che molto di frequente sfocia in dolore. La maggiore mobilità della cavità addomino-pelvica, favorita anche dai mutamenti ormonali come la relaxina e il progesterone, diventa in questo periodo di fondamentale importanza.

La pelvi, che nella donna ha la conformazione per accogliere e contenere in nascituro, è una struttura ossea e muscolo-legamentosa formata dallo stretto superiore che è inestendibile e il distretto inferiore è estendibile. Le articolazioni, due sacro-iliache posteriormente e la sinfisi pubica anteriormente, tra loro subiscono un aumento della mobilità articolare per permettere di contenere maggiormente l’utero che diventerà sempre più voluminoso durante le 40 settimane di gestazione e per permettere al bimbo, a termine della gravidanza, di entrare nel canale da parto e nascere.

Queste modificazioni possono causare dolore nelle varie fasi, soprattutto se sono già presenti dei compensi posturali, non trattati.

Prima della gravidanza la donna può avere subito dei traumi diretti alla sinfisi pubica, anche se molto rari, o di traumi e deterioramenti che coinvolgono le articolazioni del bacino, legamenti e fibre muscolari collegati che, al momento non si ha dato importanza, ma che con il tempo e soprattutto per le modificazioni che avvengono in gravidanza si perdono gli equilibri creati di compenso.

Primi tre mesi di gravidanza: come prevenire la pubalgia

Durante il primo e secondo trimestre di gravidanza è molto importante non sottovalutare la pubalgia perché è possibile che il dolore sia causato da una problematica data da prolasso del disco della colonna vertebrale del tratto lombare L1-L3, che se non tempestivamente trattata, potrebbero dare disturbo al nervo ileo-inguinale e i suoi rami cutanei (rami vicino alla superficie della pelle), e il ramo genitale (che innerva i genitali) del nervo genito-femorale. Il motivo per cui il ramo genitale potrebbe essere influenzato in lesioni croniche è perché i muscoli della coscia interna si inseriscono al pube. Quindi, eventuali lesioni a lungo termine all’inguine possono sollecitare questo nervo creando algia mantenuta anche nel post parto.

Durante il terzo trimestre con l’aumento del volume gravidico, il sistema muscolo-scheletrico e delle strutture viscerali, accentuato dalla lordosi, aumento della mobilità articolare e dalla modificazione della respirazione che diventa prettamente toracica, viene a crearsi una maggiore pressione sull’addome che porta i muscoli, tendini e organi a scaricare tutte le pressioni sul pube. Talvolta il dolore si può irradiare anche posteriormente a livello inguinale e associarsi ad un dolore sacrale. Per questo motivo la pubalgia può essere un campanello d’allarme di mal posizionamento del feto durante la gravidanza, travagli indotti e periodi espulsivi medicalizzati.

Parlando di prevenzione per evitare la sintomatologia o per contenere questo disturbo è consigliabile: tenere il peso sotto controllo, se si superano i 15 kg dall’inizio della gravidanza c’è rischio maggiore di pubalgia. Stare seduti correttamente appoggiando tutta la schiena allo schienale, evitando di tenere il peso in avanti, comprimendo la pancia. Evitare i pesi, per non gravare sulla zona lombare. Quando si sta ferme in piedi, distribuire equamente il peso appoggiando bene entrambi i piedi al suolo e possibilmente utilizzare scarpe evitando il tacco alto.

Spesso la pubalgia scompare dopo il parto perché cessano le sollecitazioni a carico delle branche pubiche e si alleggerisce il peso all’interno della pelvi.

Nel caso in cui il dolore persiste sono necessari una valutazione corretta e dei trattamenti manipolativi con sanitari esperti.

Gli obiettivi del trattamento saranno:

  • Ridurre il dolore e l’infiammazione
  • Migliorare la flessibilità e la condizione dei muscoli
  • Rafforzare le muscolatura
  • Distribuire in modo corretto i carichi e le spinte
  • Rendere biomeccanicamente più funzionale il rachide e la pelvi in toto.
  • Preparare il bacino al parto

Un moderato esercizio fisico può essere d’aiuto. Il classico nuoto, uno degli sport più indicati in gravidanza, aiuta nel senso che, in acqua, dove ci sono meno sollecitazioni, il dolore si attenua. L’effetto preventivo o di riduzione del dolore a lungo termine, però è minimo. Per ottenere questo risultato, la cosa da fare è lavorare sull’elasticità dei muscoli coinvolti, attraverso appositi esercizi di stretching e di rinforzo muscolare.

Lo yoga per esempio può essere indicato, per altri semplici esercizi di rafforzamento della muscolatura, meglio chiedere consiglio a personale esperto, per esempio un fisioterapista o un osteopata possibilmente specializzati in gravidanza.

Pavimento pelvico, ecco come tenerlo allenato

Già il nome fa sorridere. Pavimento pelvico. Che è? Edilizia? Tutti sanno cosa sono e dove stanno bicipiti e tricipiti. Ma questo? Per molti è, ancora, uno sconosciuto. Dove sta questo pavimento lo si scopre quando cominciano i problemi. E sono, spesso, problemi su cui c’è poco da sorridere, che possono causare un peggioramento della qualità della vita. Soprattutto di quella delle donne. Perchè al pari di tutti gli altri fasci muscolari del nostro corpo, il pavimento pelvico – comunemente detto perineo – andrebbe tenuto in forma. Andrebbe.
Il pavimento pelvico è quel sistema di muscoli che sostiene gli organi dell’addome. Siccome è pochissimo elegante raccontare con precisione dove sta, la dottoressa – ostetrica Monica Vitali di Villa d’Almè, lo spiega con un sorriso e poche parole: «È tutta quella zona che andando in bicicletta appoggia sul sellino». Vitali, ostetrica all’ospedale di San Giovanni Bianco, consulente sessuale e professore a contratto all’Università degli Studi di Milano, è uno dei pochissimi specialisti della nostra provincia esperta di rieducazione e riabilitazione del pavimento pelvico. Perchè sì, fa sorridere. Sì, è ancora un tabù. Ma lasciare che questo pavimento faccia il suo gran lavoro senza troppo curarsene, può peggiorare drammaticamente la qualità della vita di una persona. E non parlarne per vergogna o imbarazzo, non migliorerà le cose. Con il rischio di andare incontro o di aggravare problemi di incontinenza urinaria, fecale o dei gas, prolasso genitale, stipsi, emorroidi, ragadi, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) e vaginismo. «Spesso questi problemi – spiega Vitali – vengono tenuti nascosti o subiti in silenzio per vergogna, pudore o rassegnazione». Un numero per tutti? In Italia ogni anno si spendono 160 milioni di euro in assorbenti per incontinenza a causa della mancanza di prevenzione. «Se si riuscisse a dedicarsi non solo alla cura, ma anche alla prevenzione, diminuirebbero tutti quei disturbi causati dalla poca attenzione a questa zona del nostro corpo un po’ dimenticata, ma che come tutte le altre ha bisogno di essere rinforzata, allenata, quando c’è un ipotono o decontratta quando per varie ragioni c’è un ipertono».
Ancora numeri: sette persone su 10, sia uomini che donne, riescono con un’adeguata rieducazione e riabilitazione a risolvere il disturbo. Quali sono i fattori che possono causare questi danni? «Ci sono fattori di rischio costituzionali, come la predisposizione genetica o la stipsi, la scarsa qualità dei tessuti o l’incapacità di contrarre volontariamente i muscoli perineali. E, per le donne, c’è anche la gravidanza». Nel senso che ancora oggi le neomamme vengono riempite di consigli dedicati a 360 gradi al bambino, ma pochissime raccomandazioni su come prendersi cura, per esempio, del perineo messo a dura prova dal parto. «Pubertà, fertilità, gravidanza, puerperio, climaterio e menopausa costituiscono fasi di mutamento biologico di fondamentale importanza nella vita di una donna. In tutte queste fasi il perineo rappresenta pertanto quella parte del corpo dove eventuali sue alterazioni anatomo-funzionali si possono ripercuotere sulla sfera genitale, urinaria e sessuale, compromettendo quindi la salute femminile nell’ambito psico-fisico, emotivo, affettivo, relazionale e comportamentale. Anche gli uomini possono avere disfunzioni del pavimento pelvico con conseguenze di incontinenza urinaria soprattutto in seguito di interventi di prostatectomia».

Come tutelare allora questa zona del nostro corpo? «Iniziando già da giovani ad avere una maggiore presa di coscienza nel reclutamento della componente muscolare pelvica e dedicando un’attenzione mirata alla zona per pochi minuti al giorno si possono evitare tutti quei disturbi che possono insorgere con il tempo. Se i problemi sono più gravi, ci sono diverse tecniche riabilitative e rieducative che possono aiutare a risolvere o a ridurre i deficit».
La Fisiokinesiterapia consiste un una serie di esercizi di contrazione e di rilasciamento della muscolatura pelvica sotto la stretta sorveglianza del terapista.

Il Biofeedback è una ginnastica attiva che aiuta a riconoscere e a contrarre correttamente la muscolatura del pavimento pelvico anche attraverso l’uso di un computer che trasforma l’attività muscolare in segnali visivi.
La Stimolazione elettrica funzionale, infine, può essere usata per rinforzare la muscolatura, decontrarla o per il trattamento del dolore. Purtroppo alla riabilitazione del pavimento pelvico non sono dedicate grandi attenzioni da parte del sistema sanitario. Una battaglia per la salute, che andrebbe combattuta senza tabù.

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