Allergia o intolleranza all’istamina (Istaminosi)

Nel vasto universo delle allergie e intolleranze alimentari si colloca l’istaminosi o intolleranza all’istamina. L’istamina è un’ammina biogena coinvolta in alcune funzioni dell’organismo:

– fa comunicare i neuroni (è un neurotrasmettitore)

– innesca il rilascio di acido nello stomaco per aiutare la digestione

– viene rilasciata dopo una lesione o una reazione allergica come parte della risposta immunitaria.

Quando i suoi livelli nel sangue diventano troppo alti o quando non possono diminuire correttamente possono alterare molte funzioni corporee.

L’intolleranza all’istamina è una condizione caratterizzata da un accumulo elevato di istamina nel sangue che porta al manifestarsi dei sintomi. Per questo si parla correttamente di intolleranza all’istamina e non di allergia all’istamina sebbene i sintomi siano molto simili a quelli di una comune allergia.

L’accumulo di istamina può derivare dall’eccessivo introito nella dieta, dall’eccessiva produzione e rilascio nell’organismo o dall’incapacità di smaltirla da parte degli enzimi responsabili. Più spesso da una combinazione di queste cause.

Partiamo dalle origini. L’istamina deriva dall’amminoacido istidina, grazie al lavoro di un enzima chiamato decarbossilasi. Particolari batteri che colonizzano i cibi contengono questo enzima in grado di produrre l’istamina. Questi batteri “produttori” proliferano negli alimenti durante la conservazione e anche durante il congelamento.  Assume quindi un’importanza altissima l’abbattimento termico degli alimenti che rallenta quasi del tutto la moltiplicazione dei batteri. Per questo il contenuto di istamina negli alimenti varia con il tempo trascorso prima che l’alimento venga consumato (i batteri hanno più tempo per convertire l’istidina in istamina). L’istamina prodotta può essere distrutta solo da una cottura ad almeno 116° C per almeno 90 minuti, motivo per cui anche la maggior parte delle cotture non è sufficiente a distruggerla.

cibi particolarmente ricchi di istamina sono:

– Pomodori, crauti, spinaci, melanzane

– Conserve (comprese marmellate e verdure sottaceto)

– Ketchup e salsa di soia

– Pesce in scatola, conservato, marinato, salato o essiccato (sardine, tonno, sgombro, acciughe, aringhe)

– Pesce affumicato (aringa, salmone…)

– Crostacei e frutti di mare

– Salsicce, salame, carne secca, prosciutto affumicato, mortadella… (carni processate: stagionate, affumicate, essiccate o inscatolate)

– Formaggi fermentati e stagionati

– Alcolici, vino, birra (in particolare vino rosso; la birra si trova a metà strada per il contenuto di istamina tra vino rosso e vino bianco, in particolare sono cariche di istamina le birre ad alta fermentazione e quelle scure; tra gli champagne quelli preparati con uve rosse)

– Aceto di vino

– Lievito

cibi che stimolano il rilascio di istamina nel corpo (istamino-liberatori) sono:

– Alcol (l’alcol in sé è un istamino-liberatore)

– Cioccolato/cacao (il cioccolato in sé non possiede istamina, ma il cacao blocca l’enzima DAO – vedi sotto)

– Fragola, banana, ananas, papaya, agrumi (arance, pompelmi…), kiwi, lampone, pera, avocado (l’avocado è sia ricco di istamina sia un istamino-liberatore).

– Molluschi e crostacei.

– Noci, nocciole, mandorle e anacardi.

– Albume d’uovo.

– Carne di maiale e selvaggina

– Fagioli, fagiolini, fave, piselli, lenticchie (le lectine in essi presenti agiscono come istamino-liberatori)

– Caffè

– Olive (di per se non contengono istamina ma alcune varietà contengono glutammati che fungono da esaltatori di sapidità E 621 – E625. Essi bloccano gli enzimi che degradano l’istamina e non solo..)

Alimenti poveri di istamina:

– carne e pollame freschi o surgelati sotto forma di fesa, cotoletta, sminuzzato, macinato, filetto ecc. scelte nelle parti più magre e private del grasso visibile.

– pesci freschi o surgelati, come il merluzzo, la trota ecc. La conservazione dei pesci a basse temperature è in grado di rallentare in misura consistente la sintesi di istamina batterica.

– formaggi freschi (stracchino, crescenza, caciottina fresca), ricotta e altri latticini, come il latte, lo yogurt e la panna.

– frutta preferibilmente fresca come mele, pesche, albicocche, meloni, cachi ecc. Ad esclusione di quella precedentemente citata.

– verdura a foglia larga (lattuga, cicoria…) ma anche carote, cavolfiore, zucchine, cetrioli, broccoli, preferibilmente fresca, cruda o cotta. Ad esclusione di quella precedentemente citata.

– cereali. Consumare ogni giorno pane, pasta o riso integrali alternandoli ai prodotti raffinati. Anche le patate sono senza istamina. Va comunque chiarito che une dieta ricca di amido può aumentare indirettamente i livelli di istamina intestinale. Pertanto vanno consumati nelle giuste quantità

– olio extravergine di oliva a crudo nella giusta quantità per condire gli alimenti/burro.

– aceto di mele per insaporire le pietanze.

– acqua, almeno 2 Litri di liquidi al giorno (preferibilmente acqua oligominerale naturale).

Enzimi che degradano l’istamina

E’ necessario a questo punto fare una digressione sugli enzimi che degradano l’istamina. Gli enzimi coinvolti nel catabolismo della molecola sono le HNMT intracellulari (histamine N-methyltransferase) e le DAO extracellulari (Diamina ossidasi). Queste ultime sono le maggiori responsabili della degradazione dell’istamina. Si trovano nell’intestino tenue con una crescente attività dal duodeno all’ileo.

L’istamina può causare danni non solo se assunta in eccesso ma anche se gli enzimi che la degradano sono carenti.

Fattori inibenti le DAO

Tra le cause che abbassano i livelli degli enzimi DAO vi sono patologie gastrointestinali, tra cui in primis la leaky gut syndrome ma anche le malattie infiammatorie croniche intestinali. Molti farmaci possono bloccare la produzione o il funzionamento delle DAO (antinfiammatori, antidepressivi, diuretici, antibiotici, procinetici, mucolitici, neurolettici e altri). Esistono anche alimenti bloccanti le DAO.

Tra questi figurano di nuovo l’alcol etilico, il tè nero, verde e il tè mate, molti energy drinks.

Anche lo stress cronico può causare istaminosi, attraverso la compromissione dell’equilibrio del microbiota intestinale con diminuzione dei livelli di DAO e con l’alterazione della membrana intestinale (con maggior passaggio di istamina dal lume intestinale nel torrente circolatorio).

Sintomi dell’intolleranza all’istamina

Ma quali sono i sintomi dell’intolleranza all’istamina?

Essi sono congestione nasale (naso chiuso), rinite, asma e dispnea (sintomi respiratori), prurito, orticaria e flushing (sintomi cutanei), algie addominali, diarrea, flatulenza, dispepsia, pirosi (sintomi gastrointestinali), insonnia, cefalea o emicrania, nausea, vomito e vertigini (sintomi neurologici), algie articolari e dei tendini (sintomi reumatologici).

Se 2 o più sintomi si presentano dopo l’assunzione di alimenti contenenti grandi quantità di istamina, l’istaminosi è sospetta.

Questi sintomi classicamente non rispondono all’utilizzo di antistaminici, in quanto l’istaminosi non ha un meccanismo eziopatogenetico di tipo allergico. Gli antistaminici bloccano solo alcuni recettori dell’istamina e l’istamina ad alte concentrazioni è in grado di attivare anche altri recettori. Questo è un indizio per la corretta diagnosi.

Mal di testa, nausea, vertigini e perdita di appetito sono anche i sintomi tipici dell’abuso acuto di alcol. Ebbene quello che si verifica in questo caso è proprio un’intolleranza acuta all’istamina.

Diagnosi

Il medico per effettuare una corretta diagnosi, deve escludere in primis le allergie alimentari (attraverso il dosaggio delle IgE totali e con l’esecuzione di Prick test). Escluse le allergie, vanno sempre escluse altre importanti red flag quali i sanguinamenti gastrointestinali e le malattie infiammatorie croniche intestinali (attraverso il dosaggio di emocromo, VES, PCR, ferritina, calprotectina fecale, sangue occulto fecale, esofagogastroduodenoscopia e colonscopia se necessario). Infine rimane da escludere un’altra patologia (in verità abbastanza rara) chiamata mastocitosi (dosando la triptasi sierica, un enzima presente nei mastociti).

Escluse queste patologie si potrà dosare l’istamina nel sangue. Valori elevati già di per se sono diagnostici, ma si potrà fare una controprova ridosando l’istamina dopo 14 giorni di dieta a basso contenuto di istamina. Se questa è diminuita in misura sensibile, e si accompagna a un decisivo miglioramento dei sintomi, la prova del 9 è fatta.

Un altro esame da valutare è il DAO test. Questo valuta la quantità e l’attività dell’enzima DAO attraverso un prelievo del sangue.

In caso di un risultato < 3U/ml si pone diagnosi di intollerenza all’istamina secondaria a un ipofunzione dell’enzima (di solito genetica). In caso di valori compresi tra 3 e 10 U/ml, l’attività enzimatica è diminuita ma questo potrebbe anche esser secondario a un abuso di cibi ricchi di istamina (dato che una dieta povera di istamina innalza i livelli di DAO e una dieta ricca di istamina li abbassa) o ad alterazioni del microbioma dovute a diete completamente sballate. Con valori > 10 U/ml l’attività dell’enzima DAO è nella norma.

Posta la diagnosi la terapia sarà sempre eziologica: rimuovere i fattori scatenanti dell’istaminosi. Essi sono nella maggior parte dei casi l’abuso di alcol, l’utilizzo cronico di farmaci (quando possono essere rimossi), lo stress cronico, la SIBO.

In seguito è consigliato fare una dieta di esclusione a basso contenuto di istamina (per 14-28 giorni), seguita da una dieta di reintroduzione progressiva di alimenti con istamina o istamino-liberatori.

Come integrazione, per coloro che hanno scarsa attività enzimatica, è possibile ricorrere all’utilizzo di enzimi precostituiti a base di DAO. In commercio esistono varie alternative, sono enzimi da assumere appena prima dei pasti principali.

Per tutti è importante ripristinare i corretti valori dei micronutrienti che fungono da cofattori delle DAO. Essi sono la vitamina B6 e B12 in forma metilata, il ferro, la vitamina C. Vanno dosate e integrate.

Esistono anche i cofattori delle HNMT negli organi periferici. Tra essi figurano di nuovo le vitamine del gruppo B in forma metilata e il SAME (S-Adenosil Metionina).

Ultimo ma non per importanza il ruolo fondamentale del ripristino dell’eubiosi intestinale. Molti batteri sono stati studiati nell’istaminosi,  ma per ripristinare la buona salute del microbioma occorre essenzialmente avere una dieta variegata ricca di fibra (il carburante per la flora microbica). Anche trascorrere più tempo all’aria aperta, in mezzo alla natura favorisce la biodiversità del microbioma.

Per concludere è bene specificare che esistono intolleranze all’istamina temporanee, dovute per esempio ad intossicazione alimentare con alte dosi di istamina da alimenti non ben conservati.

In ogni caso l’utilizzo di enzimi DAO e la dieta a basso tenore di istamina costituiscono la terapia.

Consigli finali

Infine per completezza di informazioni elenco alcuni consigli pratici per non incorrere nell’intolleranza all’istamina:

–       Smettere di fumare (il fumo funge da istamino-liberatore)

–       Mantenere uno stilo di vita attivo (camminare, ballare, giocare, andare in bicicletta, praticare regolare attività fisica)

–       Cercare di mantenere il peso forma ed eliminare i kg in eccesso

–       Evitare l’esposizione al caldo eccessivo (il caldo è un trigger dell’istamina)

–       Cercare di evitare gli stress emotivi

 

Articolo scritto da Elena di LiveBetter

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