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Ora puoi saperne di più sulle disfunzioni del pavimento pelvico
Approfondisci la conoscenza della disfunzione del Pavimento Pelvico e delle patologie a essa legate leggendo le pubblicazioni e gli articoli scritti dalla Dott.ssa Monica Vitali.
Dal laser alla radiofrequenza: le tecnologie contro i disturbi vaginali
Intervista Dr.ssa Vitali da Bergamo Salute | Novembre/Dicembre 2018
«Secchezza vaginale, dolore durante i rapporti sessuali, pro- lasso, incontinenza. Sono tanti e diversi i disturbi vaginali di cui soffrono migliaia di italiane con pesanti ripercussioni sulla vita di tutti i giorni. Per fortuna, però, oggi la tecnologia ci consente di intervenire con trattamenti non invasivi (radiofrequenza, elettroporazione, laser), separatamente o in sinergia, anche sul distretto corporeo vaginale, tonificandolo e “ringiovanendolo”. Proprio così, perché quando parliamo di ringiovanimento vaginale, non parliamo “solo” di estetica, elemento comunque impor- tante nella vita di ogni donna, ma anche di funzionalità, fattori entrambi che in molti casi risultano compromessi dopo parti, cure farmacologiche e/o menopausa». Chi parla è la dottoressa Monica Vitali, ostetrica riabilitatrice, consulente sessuale, formazione osteopatica, che applica il proprio metodo. Ci siamo rivolti a lei per conoscere i trattamenti disponibili per migliorare e risolvere i più frequenti problemi intimi.
Dottoressa Vitali, innanzitutto per che tipo di disturbi vaginali possono rivelarsi efficaci queste tecnologie?
Il campo di applicazione è molto ampio: secchezza vaginale, pro- lasso uro-genitale, prurito vulvare, dispareunia (dolore durante i rap- porti sessuali), ipertono/vaginismo, bruciori vulvo-vaginali, distrofie vulvari iperplastiche, atrofiche e mi- ste; craurosi vulvare, malattia rara della mucosa vulvare caratterizzata da progressiva atrofia; discheratosi (alterazioni della pelle che portano a un ispessimento dello strato corneo); cicatrici post-episiotomie; incontinenza urinaria da sforzo.
Cominciando dalla radiofrequenza, tecnologia nota alla maggior parte delle persone ad esempio come trattamento per la cellulite. Come funziona? Attraverso il riscaldamento selettivo prodotto da un manipolo endovaginale (all’interno della vagina), questa metodica non invasiva è in grado di ridurre i principali sintomi dell’atrofia vaginale (bruciori, secchezza, prurito e dispareunia), stimolando la produzione di colla- gene e ripristinando così l’elasticità e la compattezza dei tessuti vaginali. Rispetto ad altri trattamenti ha il vantaggio di essere indolore e offrire una certa velocità nel raggiungimento dei risultati. Inoltre permette una ripresa immediata delle normali attività, compresa la vita sessuale, ed è sicura nell’utilizzo. In genere si raccomandano almeno quattro sedute, una ogni 14 giorni, della durata media di 20 minuti, per alleviare i disturbi legati all’atrofia vaginale.
Cos’è invece l’elettroporazione?
È una tecnologia non invasiva e non dolorosa che può essere definita come una “siringa virtuale”: un particolare impulso elettromagnetico fa sì che un principio attivo venga assorbito senza aghi per via transdermica (attraverso la pelle) garantendo una più alta concentrazione ed efficacia solo nelle zone interessate. L’assorbimento che ne deriva è di gran lunga superiore rispetto agli altri sistemi finora utilizzati (ultrasuoni, ionoforesi, iontoforesi). Il vestibolo vaginale (porta d’ingresso della vagina) e il tratto vaginale distale, con le loro fitte ramificazioni di terminazioni nervose e recettori degli stimoli tattili, termici e dolorifici, sono il posto ideale per esaltarne le caratteristiche terapeutiche. In particolare possono essere affrontate: atrofia post-menopausale, secchezza, bruciori e dispareunia. Il trattamento ha un effetto analgesico e decontratturante, aumenta il tono muscolare e il piacere coi- tale, migliora l’elasticità tessutale e infine contribuisce a un’azione anti-aging.
Finiamo con il laser. Di che tipo di laser si tratta?In che modo agisce?
È un laser CO2 che porta a un foto-ringiovanimento funzionale della mucosa vaginale. La mucosa vaginale, senza l’effetto degli estro- geni, negli anni tende a diventare più sottile e liscia e a dare disturbi di secchezza e di bruciore. Attraverso la stimolazione con questo raggio laser si crea un aumento di produzione del collagene per cui la mucosa ritorna ad essere idratata, trofica, elastica e migliora la lubrificazione spontanea. Normalmente i trattamenti sono circa tre a distanza di un mese l’uno dall’altro, anche se il numero dipende dal grado di atrofia e dalla severità dei sintomi.
Non compaiono solo ad una certa età
I disturbi vulvovaginali possono essere di varia entità e natura: dalle cistiti alle perdite urinarie da sforzo, dalla secchezza all’atrofia vaginale, dalla vulvodinia alla dispareunia. In genere si intensificano con la menopausa, a causa di una diminuzione del livello di estrogeni, ma possono verificarsi anche durante l’età
fertile, ad esempio
come conseguenza
di un parto vaginale oppure per problemi endocrini o per alterazioni all’anatomia pelvica.
Pubalgia in gravidanza: cause e rimedi
La pubalgia è un´infiammazione dolorosa al basso ventre, dovuta allo stiramento dei muscoli che hanno inserzione sulla branca pubica ed è per questo che maggiormente il dolore lo si accusa nella regione dei muscoli adduttori dell’anca (muscoli che muovono l’anca verso l’interno) ma non sempre è possibile individuare il punto esatto. La pubalgia in gravidanza può colpire 1 donna su 5, manifestarsi per gradi di intensità differenti e di solito compare nel terzo trimestre di gravidanza. Se trascurata o curata impropriamente può diventare cronica e invalidante. La pubalgia è un dolore tipico degli sportivi, ma per motivi diversi può interessare anche le donne in gravidanza e nel post parto.
Il sintomo caratteristico è il dolore all’inguine, che a volte si irradia anche verso l’interno della coscia oppure verso la zona lombare della schiena.
E’ un dolore che si fa sentire soprattutto mentre si cammina o si fanno le scale, quando si sta sedute troppo a lungo o si cerca di stare su una gamba sola – succede mentre ci si veste – quando si allargano le gambe, per esempio per scendere dalla macchina, oppure quando ci si rigira nel letto. In alcuni casi può anche esserci dolore durante i rapporti sessuali o in generale all’area del perineo.
Durante la gestazione i movimenti di oscillazione della zona pelvica creano forte tensione a livello articolare, che molto di frequente sfocia in dolore. La maggiore mobilità della cavità addomino-pelvica, favoriti anche dai mutamenti ormonali come la relaxina e il progesterone, diventa in questo periodo di fondamentale importanza.
La pelvi, che nella donna ha la conformazione per accogliere e contenere in nascituro, è una struttura ossea e muscolo-legamentosa formata dallo stretto superiore che è inestendibile e il distretto inferiore è estendibile. Le articolazioni, due sacro-iliache posteriormente e la sinfisi pubica anteriormente, tra loro subiscono un aumento della mobilità articolare per permettere di contenere maggiormente l’utero che diventerà sempre più voluminoso durante le 40 settimane di gestazione e per permettere al bimbo, a termine della gravidanza, di entrare nel canale da parto e nascere.
Queste modificazioni possono causare dolore nelle varie fasi, soprattutto se sono già presenti dei compensi posturali, non trattati.
Prima della gravidanza la donna può avere subito dei traumi diretti alla sinfisi pubica, anche se molto rari, o di traumi e deterioramenti che coinvolgono le articolazioni del bacino, legamenti e fibre muscolari collegati che, al momento non si ha dato importanza, ma che con il tempo e soprattutto per le modificazioni che avvengono in gravidanza si perdono gli equilibri creati di compenso.
Durante il primo e secondo trimestre di gravidanza è molto importante non sottovalutare la pubalgia perché è possibile che il dolore sia causato da una problematica data da prolasso del disco della colonna vertebrale del tratto lombare L1-L3, che se non tempestivamente trattata, potrebbero dare disturbo al nervo ileo-inguinale e i suoi rami cutanei (rami vicino alla superficie della pelle), e il ramo genitale (che innerva i genitali) del nervo genito-femorale. Il motivo per cui il ramo genitale potrebbe essere influenzato in lesioni croniche è perché i muscoli della coscia interna si inseriscono al pube. Quindi, eventuali lesioni a lungo termine all’inguine possono sollecitare questo nervo creando algia mantenuta anche nel post parto.
Durante il terzo trimestre con l’aumento del volume gravidico, il sistema muscolo-scheletrico e delle strutture viscerali, accentuato dalla lordosi, aumento della mobilità articolare e dalla modificazione della respirazione che diventa prettamente toracica, viene a crearsi una maggiore pressione sull’addome che porta i muscoli, tendini e organi a scaricare tutte le pressioni sul pube. Talvolta il dolore si può irradiare anche posteriormente a livello inguinale e associarsi ad un dolore sacrale. Per questo motivo la pubalgia può essere un campanello d’allarme di mal posizionamento del feto durante la gravidanza, travagli indotti e periodi espulsivi medicalizzati.
Parlando di prevenzione per evitare la sintomatologia o per contenere questo disturbo è consigliabile: tenere il peso sotto controllo, se si superano i 15 kg dall’inizio della gravidanza c’è rischio maggiore di pubalgia. Stare seduti correttamente appoggiando tutta la schiena allo schienale, evitando di tenere il peso in avanti, comprimendo la pancia. Evitare i pesi, per non gravare sulla zona lombare. Quando si sta ferme in piedi, distribuire equamente il peso appoggiando bene entrambi i piedi al suolo e possibilmente utilizzare scarpe evitando il tacco alto.
Spesso la pubalgia scompare dopo il parto perché cessano le sollecitazioni a carico delle branche pubiche e si alleggerisce il peso all’interno della pelvi.
Nel caso in cui il dolore persiste sono necessari una valutazione corretta e dei trattamenti manipolativi con sanitari esperti.
Gli obiettivi del trattamento saranno:
- Ridurre il dolore e l’infiammazione
- Migliorare la flessibilità e la condizione dei muscoli
- Rafforzare le muscolatura
- Distribuire in modo corretto i carichi e le spinte
- Rendere biomeccanicamente più funzionale il rachide e la pelvi in toto.
- Preparare il bacino al parto
Un moderato esercizio fisico può essere d’aiuto. Il classico nuoto, uno degli sport più indicati in gravidanza, aiuta nel senso che, in acqua, dove ci sono meno sollecitazioni, il dolore si attenua. L’effetto preventivo o di riduzione del dolore a lungo termine, però è minimo. Per ottenere questo risultato, la cosa da fare è lavorare sull’elasticità dei muscoli coinvolti, attraverso appositi esercizi di stretching e di rinforzo muscolare.
Lo yoga per esempio può essere indicato, per altri semplici esercizi di rafforzamento della muscolatura, meglio chiedere consiglio a personale esperto, per esempio un fisioterapista o un osteopata possibilmente specializzati in gravidanza.
Pavimento pelvico, ecco come tenerlo allenato
Già il nome fa sorridere. Pavimento pelvico. Che è? Edilizia? Tutti sanno cosa sono e dove stanno bicipiti e tricipiti. Ma questo? Per molti è, ancora, uno sconosciuto. Dove sta questo pavimento lo si scopre quando cominciano i problemi. E sono, spesso, problemi su cui c’è poco da sorridere, che possono causare un peggioramento della qualità della vita. Soprattutto di quella delle donne. Perchè al pari di tutti gli altri fasci muscolari del nostro corpo, il pavimento pelvico – comunemente detto perineo – andrebbe tenuto in forma. Andrebbe.
Il pavimento pelvico è quel sistema di muscoli che sostiene gli organi dell’addome. Siccome è pochissimo elegante raccontare con precisione dove sta, la dottoressa – ostetrica Monica Vitali di Villa d’Almè, lo spiega con un sorriso e poche parole: «È tutta quella zona che andando in bicicletta appoggia sul sellino». Vitali, ostetrica all’ospedale di San Giovanni Bianco, consulente sessuale e professore a contratto all’Università degli Studi di Milano, è uno dei pochissimi specialisti della nostra provincia esperta di rieducazione e riabilitazione del pavimento pelvico. Perchè sì, fa sorridere. Sì, è ancora un tabù. Ma lasciare che questo pavimento faccia il suo gran lavoro senza troppo curarsene, può peggiorare drammaticamente la qualità della vita di una persona. E non parlarne per vergogna o imbarazzo, non migliorerà le cose. Con il rischio di andare incontro o di aggravare problemi di incontinenza urinaria, fecale o dei gas, prolasso genitale, stipsi, emorroidi, ragadi, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) e vaginismo. «Spesso questi problemi – spiega Vitali – vengono tenuti nascosti o subiti in silenzio per vergogna, pudore o rassegnazione». Un numero per tutti? In Italia ogni anno si spendono 160 milioni di euro in assorbenti per incontinenza a causa della mancanza di prevenzione. «Se si riuscisse a dedicarsi non solo alla cura, ma anche alla prevenzione, diminuirebbero tutti quei disturbi causati dalla poca attenzione a questa zona del nostro corpo un po’ dimenticata, ma che come tutte le altre ha bisogno di essere rinforzata, allenata, quando c’è un ipotono o decontratta quando per varie ragioni c’è un ipertono».
Ancora numeri: sette persone su 10, sia uomini che donne, riescono con un’adeguata rieducazione e riabilitazione a risolvere il disturbo. Quali sono i fattori che possono causare questi danni? «Ci sono fattori di rischio costituzionali, come la predisposizione genetica o la stipsi, la scarsa qualità dei tessuti o l’incapacità di contrarre volontariamente i muscoli perineali. E, per le donne, c’è anche la gravidanza». Nel senso che ancora oggi le neomamme vengono riempite di consigli dedicati a 360 gradi al bambino, ma pochissime raccomandazioni su come prendersi cura, per esempio, del perineo messo a dura prova dal parto. «Pubertà, fertilità, gravidanza, puerperio, climaterio e menopausa costituiscono fasi di mutamento biologico di fondamentale importanza nella vita di una donna. In tutte queste fasi il perineo rappresenta pertanto quella parte del corpo dove eventuali sue alterazioni anatomo-funzionali si possono ripercuotere sulla sfera genitale, urinaria e sessuale, compromettendo quindi la salute femminile nell’ambito psico-fisico, emotivo, affettivo, relazionale e comportamentale. Anche gli uomini possono avere disfunzioni del pavimento pelvico con conseguenze di incontinenza urinaria soprattutto in seguito di interventi di prostatectomia».
Come tutelare allora questa zona del nostro corpo? «Iniziando già da giovani ad avere una maggiore presa di coscienza nel reclutamento della componente muscolare pelvica e dedicando un’attenzione mirata alla zona per pochi minuti al giorno si possono evitare tutti quei disturbi che possono insorgere con il tempo. Se i problemi sono più gravi, ci sono diverse tecniche riabilitative e rieducative che possono aiutare a risolvere o a ridurre i deficit».
La Fisiokinesiterapia consiste un una serie di esercizi di contrazione e di rilasciamento della muscolatura pelvica sotto la stretta sorveglianza del terapista.
Il Biofeedback è una ginnastica attiva che aiuta a riconoscere e a contrarre correttamente la muscolatura del pavimento pelvico anche attraverso l’uso di un computer che trasforma l’attività muscolare in segnali visivi.
La Stimolazione elettrica funzionale, infine, può essere usata per rinforzare la muscolatura, decontrarla o per il trattamento del dolore. Purtroppo alla riabilitazione del pavimento pelvico non sono dedicate grandi attenzioni da parte del sistema sanitario. Una battaglia per la salute, che andrebbe combattuta senza tabù.
Così rinforzi il pavimento pelvico
È una zona “strategica” del corpo femminile. Un muscolo, o meglio un insieme di muscoli, che andrebbe tenuto in allenamento in ogni fase della vita, ma soprattutto durante la gravidanza e nel post parto, per garantire al feto il necessario “supporto” e prevenire problemi in incontinenza. Parliamo del pavimento pelvico o perineo. Ma dove si trova questo muscolo? Che funzioni ha? E soprattutto cosa si può fare per mantenerlo al meglio? Lo abbiamo chiesto al dottor Roberto Marzii, ginecologo, e alla dottoressa Monica Vitali, ostetrica, riabilitatrice e consulente sessuale.
Cos’è e a cosa serve questo muscolo?
Il pavimento pelvico è un insieme di strati di legamenti e muscoli posti alla base della cavità addominale/pelvica, indispensabile per il sostegno di uretra, vescica, intestino e, nella donna, dell’utero, che si estendono come un’amaca partendo dall’osso sacro (dietro) fino all’osso pubico (davanti). Per dare meglio l’idea è la zona anatomica che appoggiamo al sellino quando andiamo in bicicletta. Questi muscoli, troppo spesso ignorati, svolgono un ruolo importante per garantire la continenza urinaria e fecale e contribuiscono a rendere la sessualità più soddisfacente. Questo vale per tutti i momenti della vita, ma ancora di più durante la gravidanza, una fase molto delicata per questo muscolo. Oltre alle variazioni ormonali, in particolare l’aumento del progesterone che fa diventare più rilassate tutte le strutture del nostro corpo, infatti durante la gravidanza si ha uno spostamento del baricentro dovuto al cambiamento di peso e di forma. Ne consegue che molti muscoli e legamenti devono esercitare uno sforzo più intenso per mantenere il corpo in postazione eretta. Tutto questo può provocare delle disfunzioni sia a livello pelvico (stitichezza, diarrea, incontinenza, etc), sia a livello della colonna vertebrale (mal di schiena, sciatalgie, dolore alle articolazioni) . Questi sintomi possono essere prevenuti o arginati con un corretto stile di vita e con un adeguato allenamento o con una corretta e tempestiva rieducazione-riabilitazione.
Mantenerlo in forma è utile anche per il buon esito della gravidanza?
Assolutamente sì. Più il pavimento pelvico è allenato e sano, meglio può assolvere al suo ruolo durante la gestazione, ovvero tenere “chiuso” il corpo della donna affinché possa portare a compimento lo sviluppo del bambino fino al momento della nascita, aiutare l’organismo a far fronte al crescente peso del nascituro. Nelle ultime fasi del parto vaginale, invece, aiuta a sviluppare la capacità di controllo dei muscoli, a partorire più facilmente e a ridurre le probabilità di lacerazioni del pavimento durante il parto. Ha quindi una doppia funzione: contenere e lasciar uscire. Un pavimento pelvico allenato e tonico, poi, è importante anche nei primi mesi dopo il parto: i muscoli e i tessuti della zona pelvica, “stirati” per permettere il passaggio del bimbo nel canale da parto, avranno bisogno di minor tempo per tornare ad avere la stessa funzionalità di prima della gravidanza e si riprenderanno più in fretta. Se invece non si è fatto nulla per allenarlo durante la gravidanza i tempi saranno più lunghi ed è possibile che si manifestino disturbi come incontinenza urinaria e fecale, di gas, dolore pelvico. Non a caso, per quanto riguarda in particolare l’incontinenza, gli esperti raccomandano che gli esercizi per il pavimento pelvico dovrebbero essere una componente standard pre e post-parto. L’effetto positivo di un pavimento pelvico in forma comprende anche la sfera sessuale, perché si possono ottenere un’ottima capacità di controllo sull’orgasmo e una maggior consapevolezza sulla funzionalità del proprio apparato genitale, anche dopo il parto. Questa zona, infatti, è anche il punto delle sensazioni ed emozioni più profonde della donna. Infine, se è flessibile e attivo garantisce anche un fisiologico apporto di sangue e nutrimento della mucose genitali e aiuta quindi a prevenire cistiti ricorrenti, vaginiti e secchezza vaginale.
Cosa si può fare per allenarlo o rieducarlo?
Esistono alcuni esercizi specifici, detti di Kegel dal ginecologo che li ha inventati, che si sono rivelati efficaci sia nell’“allenare” sia nel riabilitare i muscoli del pavimento pelvico. Per quanto riguarda la prevenzione è importante iniziare a farli il più presto possibile, dalle primissime fasi della gravidanza fin dopo il parto. Se, invece, non si è fatto nulla durante la gravidanza e si manifestano problemi come l’incontinenza (che perdura oltre i primi 4-6 mesi dopo il parto, periodo durante il quale è di solito difficile avere una buona propriocezione della zona pelvica) è meglio non aspettare sperando che il problema si risolva da solo, ma intervenire per ripristinare la corretta tonicità muscolare pelvica, rivolgendosi a uno specialista e ostetrica-riabilitatrice qualificati che dopo un’adeguata valutazione e diagnosi sapranno pianificare la riabilitazione più idonea per la risoluzione dei disturbi.